mercoledì 7 novembre 2012

COME INVIDIO GLI AMERICANI

Ecco, seppure non ce ne fosse bisogno, un altro esempio di democrazia negli Stati Uniti, uno di quelli che rappresenta il bagaglio per il quale nasce e si nutre la mia ammirazione ed un po di invidia. Le elezioni del presidente. Già il meccanismo elettorale è un inno alla democrazia: il voto del singolo cittadino ha lo stesso valore in ogni stato, ma la somma dei voti di uno stato ha un valore diverso in base all'estensione ed alla popolazione attivando la nomina di un diverso numero di grandi elettori. Perfezione nella perfezione il caso della Colunbia che esprime tre grandi elettori ma non fa parte di alcuno stato. Infatti  i Padri fondatori volevano evitare che uno qualunque dei tredici Stati che si federarono potesse essere in un qualche modo avvantaggiato per il fatto di avere sul proprio territorio la capitale federale. E poi mi vengono i brividi quando penso ad altre due considerazioni legate all'elezioni del Presidente riferendole alla nostra democrazia. L'ufficialità della vittoria di uno dei contendenti si ha quando lo sconfitto chiama il vincitore e gli fa i complimenti accettando la sconfitta. Solo in quel momento e nonostante ci sia ancora in corso lo spoglio di alcuni stati, e nonostante giornali, TV e commentatori inneggino alla vittoria di uno dei contendenti, solo allora il Vincente arriva nella sua sede elettorale, cita la telefonata, e ringrazia gli americani per la vittoria. Conosco solo un altro esempio di tale "sportività", episodio che si verifica nella boxe quando lo sconfitto, prima del verdetto alza in alto il pugno dell'avversario (ma altrimenti la boxe non sarebbe considerata una nobile arte.Altra considerazione: dopo la telefonata dello sconfitto al vincente, e soprattutto dopo un periodo, la campagna elettorale nella quale i contendenti se ne sono dette di tutti i colori scomodando anche mamme e sorelle, lo sconfitto non solo accetta la sconfitta ma è pronto a fare il suo dovere per gli Stati Uniti in un clima di assoluta distensione e collaborazione. Anche per questa circostanza mi viene in mente, in positivo un altro sport, il rugby nel quale, dopo due tempi di botte e scontri fisici a volte cruenti, al fischio di chiusura i giocatori si danno la mano e, spesso, almeno nei paesi anglosassoni, vanno a bere una birra insiema. In Italia, alla fine di una tornata elettorale non sai mai chi ha vinto e chi ha perso; tutti contro tutti e, comincia da quel momento (prima nella campagna elettorale vi è una certa delicatezza ed educazione nei modi e nei fatti) una serie di congiure, diffamazioni, piccole e grandi infamie, coinvolgimento della giustizia e, soprattutto nessuna collaborazione, per far perdere all'avversario la poltrona conquistata. Allora, allora Io dico, anzi Io ribadisco:
VIVA GLI STATI UNITI D'AMERICA, VIVA LA DEMOCRAZIA.
ps. cercherò di avere la cittadinanza americana come atto di omaggio ad una grande democrazia.

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