lunedì 12 novembre 2012

GRAZIANO - CUSANI - POLVERINI


 Ecco i tre personaggi che rappresentano le mie istituzioni quale abitante di Minturno.
Il primo è stato eletto Sindaco senza alcuna difficoltà anche per la presenza di competitor non all’altezza del ruolo e che hanno sottovalutato il vecchio politico o, non sono riusciti a pulirsi da alcuni peccati originali. Oggi, che comincio a frequentarlo, devo dire che è un vecchio contadinone che ama il suo territorio e soprattutto la campagna, ovvero i frutti di essa: fiori, piante, frutti e tutto ciò che è verde e vivo. Nessuno come lui conosce il territorio minturnese ed è pronto a recepire messaggi e consigli con le difficoltà che può avere un sindaco senza portafoglio, ovvero senza soldi nelle casse comunali. Si vedrà ma mi auguro che riesca a portare avanti i progetti, alcuni dei quali gli abbiamo suggerito pur essendo minoranza ed opposizione alle elezioni. La signora, la Polverini è, innanzitutto una bella donna, non nel senso di rimedio officinale contro il mal di pancia, ma, e Lei ne è cosciente, un gran bel figurino. Come Governatrice non riesco a dare giudizi essendo troppo lontano dalla realtà regionale ed ancora troppo vicino a quella campana. Però, c’è da dire che assomiglia molto al Ex Sindaco di Napoli, la Iervolino, a Lei rubarono anche i quadri nel suo studio e Lei non si accorse di niente ma, caparbia nel marasma delle ruberie, non si dimise. Ebbene i partiti, con la Polverini, avranno anche rubato ma, soprattutto si sono spartiti, senza regole e Lei cosciente, milioni di euro senza rendiconto e senza un minimo di ritegno. Lei si è dimessa, almeno, ma che non sia un gesto propedeutico alle elezioni politiche?.
Infine Cusani; gli hanno tolto, istituzionalmente, da sotto, la poltrona ed ora è pronto al grande salto: affrancatosi dalla PDL ha ora una chance unica, essere il capofila di un nuovo movimento di centro destra, di riformisti liberali da opporre all’arroganza della sinistra. Lo farà, si sente UOMO POLITICO, scritto tutto con le maiuscole?. Ai posteri l’ardua sentenza

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