Con il
termine sellopatia, dal latino "sella" sedia, dobbiamo intendere
quella strana patologia, non solo italiana, per la quale chi si siede per
elezione o per incarico diretto su una qualunque sedia del potere o della
politica, dal predellino al triclinio, è afflitto da una grave (per gli altri)
sintomatologia costituita da due sintomi più marcati: una strana pesantezza del
culo che non consente di alzarsi e di lasciarla, tranne interventi della
magistratura ed , a volte, neanche dopo di essi; il secondo sintomo, complesso,
consiste in una strana visione che si accompagna al primo accomodarsi nella
poltrona: la visione di un angelo annunciatore che rivela al seduto che
egli fa parte degli eletti ed ha ricevuto, in dote, l'onniscienza e
l'onnipotenza. Complicazione grave di questa patologia, è poi un gravoso senso
di impunibilità post-prandiale (dopo aver mangiato...!) .Questa grave malattia
condiziona, pesantemente, l'operato del sellopatico influendo su scelte ed
indirizzi a scapito dei cittadini se si escludono quella piccola cerchia di
persone che si seggono intorno alla poltrona occupata (spesso con l'idea o
l'intento di sostituirsi a colui che vi è seduto). Costoro, spesso alimentatori
indiretti del soggetto afflitto da sellopatia, sono spesso favoriti sempre che
nel loro vocabolario siano presenti, solo e soltanto, i seguenti vocaboli: si,
si certamente, perfetto, è un'ottima idea, sei proprio un grande, bravo, bravo
bravissimo, eccellente, continua così, sei un vero genio, ti amiamo, abbiamo
bisogno di te.
Purtroppo
non esistono medicine per questa malattia ed, in genere, questi soggetti
finiscono la loro carriera per una complicanza terminale: la trombatura.
E noi
cittadini cosa possiamo fare? Semplice, tre alternative: subire, sedersi sullo
zerbino del sellopatico in attesa di elergizioni o di poterci sedere anche noi
o, infine, la strada più difficile utilizzare il vaccino “ionontivoto”,
vaccinazione disponibile solo in alcuni periodi, od, in alternativa dispensare
supposte, siringhe e clisterini per rendere scomoda la poltrona sperando, una
volta ripulita di farvi accomodare persone degne di stima e fiducia. Che Iddio
ce la mandi buona.
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